Ci ha provato in tutti i modi, Urbano Cairo, ma il cuore degli Ultras batterà per sempre. Il 26 settembre scorso Torino Hooligans ha annunciato il suo ritorno allo Stadio Olimpico Grande Torino dopo la denuncia – e i conseguenti Daspo – della società granata nel lontano 2019, ormai cinque anni fa. Un Daspo del quale avevamo ampiamente denunciato le modalità in un vecchio articolo uscito lo scorso anno proprio sulla terrificante gestione Cairo.
Il 23 novembre 2019 la Curva Primavera – l’altra curva dell’Olimpico Grande Torino –, durante Torino-Inter, era stata invasa nel proprio settore dai tifosi ospiti. L’episodio, passato alla storia come “esperimento sociale”, si può riassumere brevemente come segue.
Il gruppo Torino Hooligans, entrato allo stadio nel proprio settore come ogni domenica, si accorge subito che qualcosa non va. Diversi tifosi nerazzurri annidano il loro settore e, nonostante provi a non far degenerare le cose, risponde come prevedibile che fosse ad una situazione oggettivamente surreale. Risultato: 5 provvedimenti di arresto in differita e 75 Daspo ai danni di tifosi granata. Ma come è stato possibile che ai tifosi nerazzurri – ultras perlopiù – venisse riservato uno spicchio di stadio ‘controllato’ normalmente da ultras della tifoseria opposta?
Nessuno, né la dirigenza né la presidenza del Torino FC, ha mai risposto alla domanda. Qualche giorno dopo, però, Torino Hooligans farà chiarezza sull’accaduto.
«“Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”. All’interno del celebre e intramontabile aforisma di Brecht è racchiusa una delle tante essenze dell’essere ultras. Essenza dalla quale mai abbiamo preso le distanze, consapevoli di aver abbracciato uno stile di vita che inevitabilmente ci avrebbe portato ad ingaggiare uno scontro con quel mondo anni luce lontano dai nostri valori e dal nostro credo: il mondo delle istituzioni.
Al timone della nave repressiva abbiamo visto alternarsi procura, questura, digos, società Torino FC, con l’intento congiunto di affondare un movimento che negli anni era riuscito ad animare un settore dello stadio, la Curva Primavera, coinvolgendo centinaia di persone, giovani e meno giovani, famiglie e singoli, ultras e non ultras, tutti trasportati da un unico scopo: sostenere la cosa più importante della nostra vita, il Toro.