Ultras d'Italia: i sanguinosi anni Ottanta
L'iconografia ormai affermata, la violenza già data.
Teschi alati, crani sfondati e ghigni beffardi sopra ossa incrociate. Felini e bulldogs, lupi, aquile ed altre belve feroci. Asce, spade, cacciaviti e martelli. Paperino, Corto Maltese, Andy Capp, il navajo Hamal e Ranxerox. Bambulè e foglie di Maria. Negli anni Ottanta l'iconocografia Ultras adorna gli stadi di tutto lo Stivale e migliaia di giovani sottoscrivono il tesseramento nei vari gruppi. Ormai il movimento ha abbandonato la nicchia ed è esondato tra la gente, come testimoniano i palazzetti della palla a spicchi, già da qualche tempo.
Archiviato lo scandalo del "Totonero", il Mundial di Spagna preannuncia il decennio più fulgido del pallone nostrano e gli occhi del mondo volgono all'Italia, dove i protagonisti strabiliano in campo e sugli spalti.
Innanzitutto i settori popolari offrono una verace rappresentazione della nuova mutazione affrontata dalla società italiana, dopo il boom economico ed i plumbei Settanta. Il Movimento del 77' infiamma nuovamente le strade, dove disordini e turbolenze non sono più soltanto conseguenza delle rivendicazioni studentesche, bensì estremo disagio delle frange del sottoproletariato e della piccola borghesia. Così, quando l'alba del decennio sancisce l'abbandono definitivo della pratica politica, da un lato la violenza diviene l'extrema ratio delle cellule terroristiche, mentre dall'altro apre un nuovo fronte presso le arene sportive. Intanto il terremoto d'Irpinia, la strage di Ustica e l'attentato alla stazione di Bologna mettono alla prova la saldezza delle Istituzioni che, una volta pacificate le piazze, si illudevano di poter tirare il fiato.
Nel frattempo le sirene della pubblicità, propugnata dall'esordio della televisione commerciale, offrono l'illusione di un benessere economico alla portata di tutte le classi e di qualsiasi portafoglio. Durante gli indimenticabili sabato sera, ogni sogno diviene realizzabile ed ogni desiderio appagabile, seguendo le note della discomusic. Eppure, al risveglio della domenica, ai giovani non rimane altro che l'amaro in bocca delle promesse non mantenute e delle nuove droghe, miniera d'oro della malavita.
Eroina e cocaina affiancano in fretta cannabis e LSD nei consumi in strada, in discoteca e allo stadio. Il ricambio generazionale e l'arruolamento di nuove leve contribuiscono alla frammentazione interna delle curve, dove "cani sciolti", lontani dalle logiche e dal controllo dei gruppi tradizionali, costituiscono le autentiche mine vaganti domenicali.