“L’obiettivo dell’olimpismo è porre lo sport al servizio dello sviluppo armonioso dell’umanità, con l’obiettivo di promuovere una società pacifica attenta alla preservazione della dignità umana. La pratica dello sport è un diritto umano. Ogni individuo deve avere accesso alla pratica dello sport, senza discriminazioni e nello spirito olimpico, che esige mutua comprensione, spirito di amicizia, solidarietà e fair play”.
Sono i principi (numero 2 e 4) fondanti della Carta Olimpica per come l'aveva immaginata il barone de Coubertin, aristocratico, storico, letterato e soprattutto deus ex machina dei moderni Giochi. Un sogno diventato prima realtà e poi leggenda, una sfida sportiva e umana, di cui il barone diceva: “Mi auguro che a questi Giochi possano partecipare un gran numero di atleti nel mondo. Quando potranno mettere a confronto la forza e l'agilità dei loro corpi assisteremo a magnifiche gare; ma il mio desiderio più profondo è che da questo incontro dei loro ideali possa nascere una comprensione più profonda dei diversi punti di vista. Così queste pacifiche lotte potrebbero dare origine a durevoli amicizie, capaci di servire la causa della pace”.
Nell'antica Grecia le Olimpiadi segnavano un periodo di tregua e fratellanza fra le polis. Sulla scia degli antichi i Giochi nacquero come un'utopia di pacificazione e leale competizione fra le nazioni, un'utopia quasi mai realizzata. Per tre volte infatti le Olimpiadi non si disputarono a causa delle guerre mondiali, tre edizioni furono funestate da boicottaggi e veti a causa della Guerra Fredda e altre due furono compromesse da attentati terroristici a sfondo politico.
I venti della politica si sono spesso abbattuti sui cinque cerchi, e anche i Giochi di Parigi 2024 rischiano di mandare in fumo il buon proposito di de Coubertin. Nelle ultime settimane si è infatti registrata un'anomala serie di forfait da parte dei tennisti russi e bielorussi verso l'appuntamento olimpico. “Devo sacrificare qualcosa, viste le difficoltà che ho affrontato negli ultimi mesi. Preferisco riposarmi un po’ per assicurarmi di essere pronta fisicamente per la stagione sul cemento americano. Sento che questa decisione sia la migliore per il mio corpo”.
Sono le dichiarazioni la tennista numero tre del ranking femminile Aryna Sabalenka, in un annuncio arrivato poco dopo quelli di Andrey Rublev, Karen Khachanov e Ljudmila Samsonova. Una serie di abbandoni che, nel giro di pochissimi giorni, destano il sospetto di un boicottaggio più che di una coincidenza.