Isak, l'Eritrea e il calcio
Cosa significa per gli eritrei (anche in Italia) l'esplosione del talento svedese.
Nel 2008 usciva L'inattesa piega degli eventi, bel libro ucronico in cui Enrico Brizzi immaginava gli anni Sessanta di un'Italia che aveva vinto la Seconda guerra mondiale tenendosi le colonie, Eritrea, Somalia ed Etiopia, in cui si giocava un campionato combattutissimo chiamato Serie Africa.
In quel contesto, il calcio eritreo esprimeva talenti combattivi e un tifo caldissimo per la Garibaldi Asmara, seconda squadra più antifascista del campionato, mentre nella realtà non è mai stato capace di andare oltre i tantissimi problemi che da decenni tormentano il Corno d'Africa.
Senza entrare nel merito di una situazione politica che, in un articolo recente, ha spinto un magazine dell'Economist a definire il presidente di lungo corso Isaias Afewerki “il Kim Jong-Un africano”, è facile notare che siano il fondo e il ciclismo gli sport in cui la nazione nata nel 1992 da una sanguinosa guerra civile con l'Etiopia riesce a esprimere il meglio di sé. Il calcio, che pure è molto seguito nel Paese, rimane indietro.
L'ultima partita ufficiale giocata dalla nazionale maschile dell'Eritrea è un'amichevole contro il Sudan del gennaio 2020 e il motivo sembra essere il timore da parte del governo che qualche giocatore chieda asilo politico all'estero in occasione dei match in trasferta. Il Guardian ha stimato che dal 2009, più di sessanta giocatori e giocatrici abbiano sfruttato queste occasioni per riparare in altre nazioni e sfuggire al servizio di leva – soldati eritrei combattono ancora oggi nella guerra del Tigrai, in Etiopia – una cifra che da sola spiegherebbe perché il calcio faccia fatica a svilupparsi.
Se aggiungiamo che secondo la Caf - l'Uefa africana - gli stadi eritrei non sono adatti a ospitare gare internazionali e che la nazionale non parteciperà alle qualificazioni al prossimo Mondiale – la giustificazione ufficiale è stata la mancanza di fondi per le trasferte – è facile intuire perché l'amore degli eritrei per il calcio non sfoci in un movimento capace di creare calciatori in loco.