Olimpiade di Atene del 1896, eroica resistenza sulle alture del Tigrai e disfatta di Adua: questo è il curriculum che il bersagliere romano, Luigi Bigiarelli, ha alle sue spalle a soli 25 anni. È facile allora spiegare le parole di rivalsa che egli pronuncia, quasi senza pensare alle conseguenze, in quel pomeriggio di gennaio del 1900:
"Facciamola noi, la società".
Luigi è seduto sulle scale che dalla riva del Tevere portano a Ponte Margherita, circondato da suo fratello e dai suoi amici. I ragazzi hanno un ruolo marginale nell'infinita umanità che vive le sponde del fiume da Ponte Margherita sino al porto di Ripetta. Quelli sono parte del popolo, un popolo rilegato nelle capanne di stuoie e lontano dai circoli riservati all'aristocrazia del censo, alla nobiltà e alla cultura, e che nel nuoto e nella podistica trova il suo sfogo. Nella loro capanna, sovrastata sulla destra da piazza della Libertà, questi giovani uomini discutono e sognano.