«Il bombardamento di Dresda è stato un crimine di guerra, paragonabile alle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. I bombardamenti su Dresda e su altre città tedesche non volevano altro che distruggere la nostra identità collettiva». Così parlava Björn Höcke, uno dei massimi leader della destra populista e nazionalconservatrice di Alternative für Deutschland (AfD), nel lontano, o forse no, febbraio 2017 per la commemorazione delle vittime. Parole pronunciate di fronte a una plaudente folla nel centro di Dresda per un’occasione che ancora, a distanza di ottant’anni, porta in piazza migliaia di persone e scava nelle coscienze collettive.
All’epoca Höcke era ormai il maggior esponente di una corrente del partito, Der Flügel (‘L’Ala’), “movimento di resistenza contro l’erosione dell’identità tedesca” (poi sciolta nel 2020), AfD non raggiungeva nemmeno il 5% dei voti e quelle parole erano state bollate come inutili, figlie di un movimento estremista che non avrebbe mai trovato spazio in Germania. Oggi AfD è invece stabilmente il secondo partito in Germania e Björn Höcke, la personalità più radicale di Alternative für Deutschland, condannato per aver ripetutamente usato slogan nazisti, attenzionato dai servizi interni, ha trascinato il movimento a una schiacciante vittoria nelle elezioni regionali in Turingia: primo partito e circa il 33% dei voti, quasi dieci punti percentuali in più della CDU (centro-destra per semplificare), saldamente in testa nelle preferenze nazionali.
Domenica però non si è votato solo in Turingia ma anche in Sassonia, laddove AfD per poco non è riuscita a sopravanzare tutti ma ha incassato un clamoroso 30.6%, dietro alla CDU con il 31.9%.
E proprio a Dresda, capitale del land sassone, nella notte post-elettorale sono scoppiati disordini e proteste. In strada si sono ritrovati dimostranti mascherati e non al grido di “Siamo tutti antifascisti”, tra slogan, cartelli, striscioni di protesta e pure qualche bandiera israeliana. Eppure, quando un partito radicale come AfD incassa milioni e milioni di voti in tutto il Paese e sbanca ad est (il tutto con un’affluenza elettorale altissima, quasi il 75% sia in Turnigia che Sassonia e il 65% alle europee) significa che qualcosa di profondo si sta muovendo. Un qualcosa che si radica e si fonda nella ex DDR, la Germania dell’est, la quale negli ultimi decenni ha chiesto a gran voce di essere vista, ascoltata, protetta. E un qualcosa che si è gia espresso nella forma di quel fenomeno noto come ‘Ostalgie’, la nostalgia per la DDR. Nostalgia che, a suo modo, trova spazio anche negli spalti e nei cori dei tifosi.
Qui i tifosi del Dinamo Dresda in trasferta ad Amburgo che dimostrano il proprio oroglio per l’est, cantando ‘Ost, ost, ost Deutchland’: nell’incredibile mondo dei tifosi gialloneri ci addentreremo qualche paragrafo più sotto
La situazione economica non spiega mai del tutto i fenomeni, ma di certo incide nelle dinamiche e nelle reazioni popolari. Nonostante i milioni di investimenti l’economia degli stati dell’ex DDR rimane arretrata rispetto a quella dell’ovest: i grandi centri orientali come Lipsia e Potsdam stanno crescendo velocemente, Dresda è diventata una sorta di capitale tecnologica (tanto che si parla di Silicon Saxony) ma le aree più provinciali vivono una sostanziale depressione economica e sociale. Una ‘arretratezza’ strutturale che si riscontra anche nel calcio, con pochissime realtà della ex Germania sovietica capaci di gareggiare in Bundesliga.
Solo la città di Lipsia ha rappresentanza nella massima serie tedesca ma conosciamo tutti la particolarità del progetto targato Redbull, che anzi rilevò il club in quinta divisione. Prendiamo però le altre: il Magdeburgo (FC Magdeburg), squadra della capitale del land Sassonia-Anhalt, si trova nella Serie B tedesca; il Dinamo Dresda e l’Hansa Rostock (rispettivamente Sassonia e Meclemburgo-Pomerania Anteriore), militano entrambe nella 3 Bundesliga, l’equivalente della nostra Serie C.
Per non parlare delle capitali, fuori dai radar del calcio professionistico tedesco: Erfurt, maggiore centro della Turingia, ha la propria squadra nella quarta divisione tedesca; Schwerin, capitale del Meclemburgo-Pomerania Anteriore, addirittura nella quinta serie. Insomma, una chiara fotografia della differenza tedesca attraverso il calcio, che taglia nettamente in due il territorio nazionale.