🟢 Contrasti ULTRA #33
Oggi parliamo del defunto derby di Milano, della crisi del Sassuolo, dello scontro Palestina-Israele anche nel calcio, di Gramsci, azionariato popolare e molto altro ancora.
Il derby tra fascisti e partigiani è più vivo di quello di Milano
Good morning Italia! Questa puntata oggi è dedicata ad una terra bella e liberata. A sentire trasmissioni e tribune politiche, a leggere editoriali cartacei e riviste online, a vedere la prima pagine del Foglio addirittura, laddove campeggiano una bandiera ucraina e una della brigata ebraica celebrando gli eroi della resistenza, sembra d’altronde che la liberazione dal nazifascismo sia avvenuta ieri, l’altro ieri tiè, col solo paradosso poi di averli al governo oggi, i fascisti. Sono confuso. Forse Giovanni Floris, prima di diventare allenatore, potrebbe aiutarmi a fare chiarezza.
Beh ad ogni modo io sono un grande fan delle guerre civili, fin dalla Grecia Antica quando la Stasis, la battaglia intestina tra fazioni della stessa polis, era ricorrente e produttrice di storia. Per non parlare delle romanticissime guerre civili italiane, noi sempre divisi tra guelfi e ghibellini, tra borbonici e garibaldini, tra fascisti e antifascisti, tra nordisti e meridionalisti (e anzi che questi non si sono sparati, purtroppo). Ce le siamo date di santa ragione, e meno male!
È il conflitto che fa la storia, la guerra mica la pace, la troppa pace produce gli ambientalisti forastici metropolitani, che vorresti tirare sotto con una macchina rigorosamente Euro 0 (le più inquinanti, quelle che utilizzano benzine al piombo e nessun filtraggio dei gas di scarico), produce la giustizia climatica e mestruale e produce il “gender season”, ovvero quelli che come Dee Whitnell si sentono maschi d’estate e femmine d’inverno o viceversa – qui un video per chi non avesse sentito parlare dell’ultima moda del momento.
«Ciao sono Dee, i miei pronomi sono “they/them” ma va bene anche qualsiasi altro pronome». Questo il promettente incipit del signorina/signorino/signorine, non ho sinceramente capito come devo chiamarl*, che fa un po’ rimpiangere chi la guerra l’altroieri l’ha persa.
E allora lunga vita alle nostre piccole e grandi identità, ai nostri campanili difesi e custoditi gelosamente, ai nostri derby e rivalità calcistiche. Un patrimonio culturale e nazionale da preservare, perché in fondo noi siamo Nazione odiandoci e va benissimo così, mica serve essere uniti, lasciate perdere quei nazionalisti scaduti che ancora blaterano di Patria e cose del genere. I derby comunque dicevamo, come quello andato in scena a Milano e che ha assegnato la tanto agognata seconda stella all’Inter.