🟢 Contrasti ULTRA #28
Oggi parliamo di Juan Jesus e Acerbi, del caos nel calcio turco, del ritorno dell'elemento fisico e brutale nel rugby e di molto altro ancora.
Juan Jesù, profeta dell’antirazzismo
Ebbene sissignori, devo sacrificarmi. Me lo avete chiesto in tanti, troppi per ignorarvi: quando il popolo si esprime ha sempre ragione, come ha detto Salvini per le recenti elezioni in Russia. Devo immolarmi sull’altare di tutti gli altari, quello del razzismo, bruciare come una supernova parlando del caso Juan Jesus e Acerbi, non c’è altra strada. E non c’è malgrado tutto questo teatrino mi avesse rotto le scatole già dopo qualche ora, quindi già all’indomani del fattaccio di San Siro.
Quando tendenzialmente stavo dalla parte di JJ, pure perché Acerbi mi è sempre stato antipatico, a me come a tante altre persone che però non hanno mai potuto dirlo perché, sapete, la lotta contro il tumore, la più difficile di tutte le partite etc. E però fare di Juan Jesus un paladino dell’antidiscriminazione, una vittima e quindi un santo, nell’odierna religione della compassione, lo stesso Jesus che prima si è chiarito con Acerbi, poi ci si è abbracciato, quindi ha detto che è un bravo ragazzo e che queste restano cose di campo, salvo poi spiattellarle con tanto di cronaca, dettagli e virgolettati sui suoi profili social (e dove sennò), beh insomma elevarlo a simbolo ed esempio mi sembra un po’ eccessivo.
Lo so che cosa state pensando: “ma no cretino di un Brasile, lui ha spiattellato tutto perché quell’altro aveva negato”, insomma voleva ripristinare la giustizia e la verità storica – o più banalmente ha rosicato e non aveva alcuna intenzione di passare per ‘il scemo di turno’ (cit.). Ma ormai dovreste saperlo, io sono sempre un passo avanti e allora, dall’alto della mia cattedra in bassi istinti, inconfessabili sentimenti, dietrologie e complotti, ve lo spiego io cosa è successo veramente.