🟢 Contrasti ULTRA #20
Adiosu, Gigi Riva! L'ultranazionalismo dei tifosi del Lille, il calcio sudamericano e la dottrina dell'eterno ritorno. Dino Zoff ci ha parlato del suo Rombo di Tuono.
La realtà ha superato la rubrica
Questa settimana, da vecchio estimatore dell’ermetismo, volevo mettere qui 4-5 link, virgolettati, titoli di giornale. Così, secchi. E poi basta. In chiusura un punto anzi neppure quello, finale aperto che tanto ancora ne vedremo di belle, di brutte, di fantastiche. Tanti saluti e alla settimana prossima. Sì perché la realtà ha superato questa disgraziata rubrica e io mi sento sempre più vuoto, neanche fossi la rosa dell’Hellas Verona o una Chiara Ferragni senza il suo Instagram. Vuoto, come la testa di Aldo Cazzullo, sempre lui – mi piace evocarlo, ogni volta che lo nomino sghignazzo dentro – che è andato all’attacco del nostro eroe Fleximan: “Libertà non è distruggere gli autovelox”.
«È inquietante l’Italia che trasforma un vandalo (sono più di uno, ndr) in un eroe, inneggiando a un delinquente che distrugge beni pubblici e crea problemi a poliziotti, carabinieri, sindaci, insomma persone che lavorano per la comunità».
Sostanzialmente, l’identitkit di un eroe. Comunque, al di là del nostro amico Aldo e dei nostri paladini Fleximen, la verità è che sto cincischiando perché tutti gli altri mi hanno tolto il lavoro, e io ora cosa faccio? Ma dico, avete sentito il presidente della Serie A Casini annunciare trionfalmente che ci eravamo mossi, noi civilizzatori sportivi, verso l’Arabia per esportare il nostro calcio?
Lì secondo Casini, o comunque all’estero (ha delirato qualcosa anche su USA, India, mentre l’Ad De Siervo gli faceva eco blaterando di uffici della Serie A a Riad, Singapore, Africa, Buenos Aires) insomma all’estero, basta che sia lontano e in-civilizzato, potremmo organizzare una bella giornata di Serie A, per cui già mi immagino un futurista Frosinone-Empoli in uno stadio deserto e fluorescente di Jeddah, con le spider cam che dall’alto catturano gli spalti vuoti ma picchiettati dai turbanti bianchi di qualche sceicco appassionato, andato lì per gustarsi i cross di Marchizza e le incornate di Cerri.
«È una cosa che stiamo valutando (la giornata fuori), con pro e contro. Il primo contro, come ovvio, è il fatto che i tifosi potrebbero perdere una giornata» – beh vi dirò, i voli per Riad ultimamente te li tirano dietro, roba di 60-80€, pensavo di andarci pure io ma senza alcol e prostituzione c’è il rischio che torni convertito all’Islam come Aisha/Silvia Romano. Fatto sta che una trasferta saudita distinguerebbe una volta per tutte gli autentici ultras dai tifosotti da divano, questo bisogna dirlo:
“ti seguirò ovunque”, “sempre con te”, “per tutto il mondo insieme a te”.
Ecco andate in Arabia allora, se siete uomini veri. 0 birre, 0 bamba, 0 tutto. E poi vediamo la mentalità ultras. Comunque Casini ha dovuto precisare: «Al momento non sarebbe possibile giocare il campionato all’estero, senza autorizzazione da parte di Fifa e Uefa». Guardate che ce ne vuole, a fare una fuga in avanti pure rispetto a Ceferin quando si tratta di incassare grana.
Ma lo stesso presidente non si è fermato perché poi, dopo aver parlato di cultura calcistica e aver ottenuto per tutta risposta i fischi al nostro monumentale GIGGIRRIVA (non è nella loro cultura, ha dovuto precisare la Lega Serie A, che non ha potuto far finta di niente come gli indefessi telecronisti Mediaset), e insomma nella stessa conferenza stampa della civilizzazione pallonara l’incontenibile Casini ha rilanciato: «cancelleremo il razzismo dagli stadi entro il 2030». Un po’ Cetto la qualunque, un po’ Gigino di Maio al balcone di Palazzo Chigi mentre rivendicava, radioso e festante, l’abolizione della povertà (era la sua, e i media come al solito non avevano capito un tubo).