🟢 Contrasti ULTRA #41
Oggi parliamo dell'addio (?) del Brasile, di Spalletti, Southgate, Di Canio, dell'affaire-Zirkzee con Tommaso Lavizzari, di ultras trevigiani e molto altro ancora.
Rinnego tutto, tranne Contrasti
Signori cari, mi serve una vacanza. Ma una lunga vacanza, di quelle col biglietto solo andata e poi che sarà sarà, di quelle che magari non si torna più indietro, perdendosi nel mondo cambiando nome e scomparendo per tutto e tutti. O comunque ho bisogno di un letargo indefinito senza che nessuno venga più a disturbarmi per almeno sei mesi. Sono stanco, appesantito nell’animo, nauseato da tutto e non mi fa più ridere niente, soprattutto non mi fa più ridere la realtà e benché meno quella sportiva. Mi imbarazza e mi perseguita tutto ciò che scrivo e che ho scritto, vorrei bruciarlo come facevano gli antichi ma questo internet, maledetto e dannato, tiene traccia di tutto, e poi quei tiranni della redazione non me lo consentono.
Sono come Jep Gambardella ne La grande Bellezza, preda della disillusione e mai andato oltre al suo romanzetto giovanile, perché farlo d’altronde, perché scrivere ancora, per dire cosa, questa vita è tutta una recita e come si fa ad aderirvi talmente tanto da scrivere un proprio romanzo, quanta convinzione e colla ci vogliono anche per questo, quanto disperato bisogno di dimostrare che esistiamo. La sola differenza è che Jep almeno un romanzo l’aveva scritto, io nemmeno quello – o forse sì, che ne sapete voi, sapete che Federico Brasile è un nome di fantasia magari ma non sapete chi si celi dietro a questo fantastico pseudonimo, sempre che si celi qualcuno e non sia una forma avanzatissima di intelligenza artificiale sviluppata nel Führerbunker per destabilizzare l’Occidente e giunta sino ai giorni nostri grazie all’organizzazione ODESSA.
Credo che presto sparirò, non mi troverete più ogni domenica mattina come una predica blasfema nelle vostre caselle di poste, non sarò più qui ad invitarvi a un gesto di guerra, altro che di pace, nei confronti del mondo e di voi stessi.
Nulla più di tutto questo perché signori, anche l’ironia è una cosa seria, e oggi questi tempi farseschi ti impediscono pure di riderci su perché si prendono per il culo da soli, la loro stessa cifra è non prendersi sul serio e così ci hanno fottuto tutti, è come quando prendi per i fondelli uno e quello ride, ti ha disinnescato, è come la satira quando non c’è più un potere che provi ad azzittirla, come un anarchico che non ha più un ordine contro cui ribellarsi, come la protesta quando non c’è più nulla per cui protestare, la provocazione quando non c’è più nulla da provocare, è come un Gay Pride nel 2024 in Occidente che se senti le loro interviste dicono tipo “siamo qui per difendere ciò che siamo”, ma chi vuole più togliervi nulla ormai, contro chi o cosa state protestando, è finita, avete vinto tornate a sceneggiare serie Netflix e non rompeteci i coglioni, almeno ci risparmieremmo la Schlein in versione cubista e Gualtieri in versione dancing bear, è come la gonna di Mengoni che non scandalizza più nessuno, scandalizza più un crocifisso, è come una finta ribellione sistemica, come le multinazionali che si tingono di green e di arcobaleno perché Dio, hanno capito LA CIFRA della nostra epoca, basta così poco, basta un green & rainbow washing per fregarci tutti.